L'Atalanta vince a Firenze per 3-2. Una sconfitta amara, ma giusta. Per qualche minuto la Viola illude di poter ottenere un punto per la classifica, ma la Dea si dimostra più forte.
La sconfitta contro l'Atalanta, purtroppo, era nei pronostici della vigilia. Troppa differenza tra le due squadre: la classifica stagionale, le ultime annate, testimoniano una notevole disparità di valori.
Il risultato seppur onorevole non deve ingannare, il primo tempo è stato un dominio assoluto dell'Atalanta del poco simpatico ma eccellente allenatore Gasperini: fraseggio, corsa, dinamismo. Solo grazie a Dragowski i viola non sono andati al riposo sotto una goleada. Una squadra con un gioco contro una con un non-gioco. E non è colpa di Iachini. O meglio non solo sua. Questa squadra è così da settembre. Neanche un altro allenatore, Prandelli, è riuscito a tirar fuori qualcosa da questi giocatori.
La ripresa grazie ad un moto d'orgoglio della squadra i viola avevano anche riagguantato il pareggio grazie a Vlahovic, una doppietta che lo porta a 15 reti stagionali. Una doppietta che per tre, velocissimi, minuti aveva dato l'illusione che i viola potessero portare a casa almeno un punto. Che in questo momento sarebbe stato di assoluta importanza. Invece un ingenuo fallo di mano di Quarta ha causato un rigore, che Ilicic ha messo a segno, giustificando anche nel risultato i valori in campo.
Siamo in disaccordo con Pradè e Iachini che nel post gara hanno detto che si poteva vincere o che si sarebbe meritato di più: non capiamo se è un ottimismo sconsiderato o è voler gettare fumo negli occhi.
Ora è necessario prendere coscienza di una classifica che necessita di almeno 7-8 punti, da racimolare ovunque e prima possibile. Per farlo bisogna giocare novanta minuti e non dieci-venti come è successo domenica e anche altre volte in questa stagione.
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